Di questi tempi è facile essere ‘appassionati’ di vino e ripetere
il rituale di mettere il naso nel bicchiere. Tutti partecipano ad
ogni sorta di degustazione, di qualsiasi genere, con gli abbinamenti
più fantasiosi e improbabili. Ormai si abbina tutto con tutto, vino
e moda, vino e musica, vino e arte… Dove andremo a finire? Forse
ad abbinare vino e segni dello zodiaco oppure vino e razze canine?
In ogni trasmissione televisiva tutti cucinano e appena terminata
la preparazione del piatto, arriva subito il sommelier di turno
che, in cinque secondi, ci fa l’abbinamento ‘giusto’ e descrive
il vino appropriato: “ampio”, “fruttato”, “armonico” ecc.
Stanchi di tutto questo, circa due anni fa, quando la situazione
non era tanto conclamata, questi ‘carbonari del buon bere’, hanno
fondato il
Baccanale Romano ed hanno, dapprima, cominciato
a stappare bottiglie e a riunirsi segretamente in casa, poi, sono
usciti allo scoperto cominciando a coinvolgere altre persone e con
il passare del tempo, a contagiare nella loro iniziativa un numero
sempre crescente di partecipanti, fino a creare l’
Associazione
di Vinoinrete. Questo non significa che nelle serate di Testaccio
non si abbini nulla al vino, anzi, l’altra sera la zuppa d’orzo
e fagioli di Rocco era una delizia.
Qui si raccontano storie, del territorio, del vitigno, di chi con
passione produce un determinato vino. Anche qui si mettono i nasi
nei bicchieri, in particolare è il naso di Ciccio, ma non c’è la
corsa a trovare il ribes piuttosto che la rosa canina, il pepe rosa
o il cardamomo. Nelle serate del Baccanale Romano si cerca il gusto
dello stare insieme, di sentire un racconto che ogni mese cambia,
di amalgamare storie, persone e vino.
Vi racconto una storia anche io: durante l’ultima degustazione del
2003-2004, quella relativa al Lambrusco, che si teneva al ristorante
‘Sogno del mare’ a Fregene, vicino Roma, mentre stavamo per dare
inizio alla serata, mi si avvicina una persona, un signore che chiameremo
Dario, perché si chiama proprio così. Dario timidamente mi chiese
cosa stessimo facendo e poi se poteva unirsi a noi, anche se non
beveva vino. Naturalmente poteva partecipare, ma osservai che, se
non beveva vino avrebbe perso parte importante, anzi essenziale
della serata, perché avrebbe sì ascoltato le nostre storie, ma non
avrebbe mai potuto godere, con tutti i suoi sensi, del vino che
Oscar avrebbe descritto. Dario capì e si convinse ad assaggiare
il vino. Ecco, da quel giorno Dario è diventato uno dei nostri,
e ieri l’ho rivisto con piacere, anzi ha portato con se anche un’altra
persona. Questo per dirvi qual’è lo spirito che unisce i soci di
Vinoinrete e gli amici del Baccanale Romano. Dimenticavo di dirvi
una cosa importante, cioè che qualche sera fa abbiamo degustato
il Tocai Friulano e che lo abbiamo abbinato con successo ad una
cinquantina di persone sorridenti.